Avanzi #37 - 8 febbraio 2025. "Tanto noi la pace l'abbiamo già persa".
Come l'acqua del Toret
In tutta Italia ci sono fontane da cui sgorga l’acqua del sindaco, a Torino abbiamo i Toret1 che sono, appunto, delle fontanelle ma che erogano l’acqua dalla bocca di un torello2. I Toret esistono più o meno dalla seconda metà dell’Ottocento, sono diventati uno dei simboli di Torino. L’acqua sgorga dal Toret senza posa, l’acqua sgorga sempre dal Toret, facendo giri che nessuno conosce, come avviene per le fontane di tutta Italia, del resto, ma a Torino con più stile3.
“Come l’acqua del Toret” è il titolo del romanzo di una persona a cui per qualche strano motivo sono molto affezionata. Lo so che suona male ma ciò che voglio dire è che non ci sono motivi anagrafici, di passioni comuni o di frequentazione ricorrente che giustifichino questo affetto. Io sono anche parecchio stronza e mi affeziono con difficoltà (“ma a te, tanto, stanno sempre sul culo tutt*” cit. mi madre - poi uno dice “la terapia” -) ma tant’è. Credo di aver conosciuto l’autore del libro nel 2009, nell’ambito di un servizio all’interno dell’Agesci4, e abbiamo lavorato insieme per alcuni anni. Ricordo che eravamo insieme in una pattuglia regionale e che io e gli altri componenti avevamo redatto un elenco delle cose che lui odia(va?). Tra quelle che ricordo meglio, Emanuele (l’autore, appunto) odiava: i bans, che sono delle canzoncine ballate ridicole che si fanno durante le attività scout (ma non solo), il famosissimo “Alleluja delle lampadine” (lo so che lo sai) e il fatto di essere chiamato Manuele invece di Emanuele. Non le ricordo tutte, ma erano tante. Credo che la nostra fosse un’affinità elettiva, ora che ci penso.
In generale non sono una donna a cui interessa il giudizio altrui ma ogni tanto arrivano nella mia vita delle persone a cui io sento di voler piacere come essere umano. Emanuele è una di quelle persone e tutt’ora sono un po’ in imbarazzo quando parlo con lui. Sarebbe più corretto dire quando gli scrivo, infatti non ci vediamo da anni e, fino all’uscita di questo libro non ci siamo neanche più sentit*. Qualche mese fa, poteva essere prima della scorsa estate, Emanuele ha scritto penso un po’ a tutti i suoi contatti per parlare del suo progetto ed io ho deciso che avrei risposto alla sua convocazione. Sincera, l’ho fatto priva di aspettative, mossa unicamente da uno spirito di fratellanza più che da una vera e propria curiosità. Poi il libro è finalmente arrivato. Come ho detto anche ad Emanuele, non penso che sarebbe mai finito nel mio radar, se non lo avesse scritto lui, non è esattamente il mio genere, e io l’ho finito in 5 ore in totale, credo.
Mentre proseguivo nella lettura, scrivevo le mie sensazioni ad Emanuele via mail e questa corrispondenza 2.0 mi ha esaltata, è stato bello scrivere compiutamente un pensiero e aspettare la risposta con pazienza senza sapere se lui avesse già letto la mia mail o meno. Ho apprezzato molto la discrezione delicata che devi rispettare dietro questa attesa. Nella prima mail ho scritto una cosa come “sento che piangerò anche l’acqua del battesimo” e non ho sbagliato di un centimetro. Avevo appena letto questa scena, a pagina 67:
"Finisco il mio panino, poi come sospinto da una forza che non saprei spiegare, forse una pulsione che avevo con me da tanto, ma che solo ora, a distanza di anni, si è voluta manifestare, abbraccio mia sorella. Nel mezzo di una canzone, forse era Salmodia, o forse Festa italiana, l'ho abbracciata e le ho detto: <<Grazie>>".
Come l’acqua del toret è la storia della famiglia di Emanuele, leggerla mi ha fatto bene e mi ha devastata. Leggerla mi ha fatto capire una volta di più che stiamo tutti a pezzi per i motivi più nascosti e disparati. Mentre leggevo continuavo a pensare ad una canzone di Marracash5 con cui sono in fissa in questo periodo (mi faccio ridere da sola, come se fossi l’unica detentrice di un piacere segreto):
Chissà come andrà, solo a me sembra che
Tutti quelli che conosco in fondo sono fuori di testa?
Come se una guerra l’abbiamo già persa
Come in un Grand Prix
Non ci fermiamo mai, mai, mai, mai
A chi chiederà: “Come va?” digli che
Avevamo solamente il sogno di una vita diversa
Tanto noi la pace l’abbiamo già persa
Ci piace così
Tutti pieni di guai, guai, guai, guai
Stiamo tutt* a coriandoli e, anche se mi hanno fatto notare che questa immagine sia contemporaneamente bella e terribile, è questo quello che portiamo in noi: un mucchio di pezzetti, molto spesso fuori luogo e fuori tempo massimo, come i coriandoli che restano sulle strade per mesi dopo il passaggio del carnevale. Capisco ora che, forse, termino le mie newsletter con “siate persone decenti” proprio perché so da tempo di essere una persona a coriandoli quindi vorrei che le persone siano, se non proprio buone, quanto meno decenti e per ricordarmi di essere altrettanto.
Il libro di Emanuele è uscito il 6 febbraio in tutte le librerie per Bookabook. Emanuele lo presenterà il 20 febbraio alla Libreria Binaria di Rivalta (Torino) e il 21 alla Libreria Bookstore di Torino, alle 18 e di nuovo alle 18. Se ci siete, ci vediamo lì.
A Torino c’è un’associazione che si occupa della conservazione dei toret: https://ilovetoret.it/it/
Dai, googlatelo.
E questa mi pare una cosa molto torinese: vedere tutto e lasciare correre e farlo con la piega appena fatta e sabauda compostezza.
Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani.
Marracash - Gli sbandati hanno perso, 2024